Basilica di San Vitale |
Disponibile fino al 31 dicembre 2021
Teodora scalata al cielo in cinque movimenti
Opera da camera per soprano, attrice, danzatrice, coro e strumenti (Edizioni Curci, Milano)
musica di Mauro Montalbetti libretto e regia di Barbara Roganti
Roberta Mameli soprano
Matilde Vigna attrice
Barbara Martinini danzatrice
Altrevoci Ensemble
Andrea Berardi organo
Coro dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giuseppe Verdi” direttore Antonio Greco
commissione Ravenna Festival per l’esecuzione nella Basilica di San Vitale in coproduzione col XXX Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone in prima assoluta
Da quasi millecinquecento anni l’Imperatrice Teodora fissa con il suo sguardo severo i fedeli e i visitatori della Basilica di San Vitale: il manto di porpora con i Re Magi, il calice d’oro tempestato di gemme. Ora finalmente la Basilissa abbandona i mosaici della chiesa e prende forma, corpo, vita. È lei, infatti, “venerata come una santa e maledetta come un demonio” – dice lo scrittore tedesco Frank Thiess – la protagonista di Teodora. Una scalata al cielo in cinque movimenti, la nuova opera da camera di Mauro Montalbetti, su libretto di Barbara Roganti, che vedrà la luce proprio sotto le volte dorate della basilica dove risplende il mosaico del suo corteo imperiale. Non il mero racconto della sua esistenza – sostengono gli autori – bensì un percorso che cerca, attraverso la musica, di addentrarsi nel suo labirinto.
musiche di Guiraut de Bornehl, Arnault Daniel e altri
È un viaggio che parte da lontano, quello dell’Ensemble Micrologus, ma che conduce fino al cuore della Commedia. Un viaggio lungo il quale ritrovano nuova vita le sonorità del Medioevo, intrecciando il più rigoroso studio dei manoscritti antichi con l’attenzione per la musica popolare e per le fonti iconografiche coeve. Si susseguono allora i canti devozionali del Laudario di Cortona, ma anche la danza e la poesia amorosa di trovatori come Arnault Daniel, che Dante incontra nel Purgatorio, Bernart de Ventadorn e Marcabru. Passando poi per i timbri di trombe, campane, tamburi e cennamelle, evocati nell’Inferno, si approda all’intonazione di testi menzionati dal Poeta – tra tutti il celebre “Amor che ne la mente mi ragiona” – e ai canti di lode che risuonano nel Paradiso. Per tornare, infine, sulla terra, con i madrigali e le ballate che a Verona animavano la corte scaligera che ospitò Dante.
La musica di Astor Piazzolla si nutre di contaminazioni. Ecco perché i puristi lo hanno definito “el asesino del Tango”. Ma il suo peccato originale è solo quello di aver assimilato le influenze di una terra sfaccettata, costruita su sogni e nostalgie degli emigranti. Il suo “Nuevo Tango” incorpora elementi jazz e classici, caricandosi di un’inedita ricchezza di colori. “Ho avuto due grandi maestri: Nadia Boulanger e Alberto Ginastera. Il terzo è stato Buenos Aires”, spiegava il compositore. E alle quattro stagioni della sua città sono dedicate le Cuatro Estaciones Porteñas, la risposta argentina alle Quattro Stagioni di Vivaldi. Nella riscrittura di Marco Albonetti, il sassofono prende il posto del bandoneón, dando una voce nuova al sentimento del tempo dei Porteños, gli abitanti della capitale, i maestri segreti di Piazzolla.
Il Paradiso Valentin Silvestrov Coro da camera di Kiev
Basilica di Sant’Apollinare in Classe |
09 luglio 2021 | ore 21:30
Nuove musiche per Dante Il Paradiso Coro da camera di Kiev Mykola Hobdych direttore
Valentin Silvestrov In Memoriam (2020)
per coro a cappella prima esecuzione assoluta
O luce etterna (2020)
versione per coro a cappella e pianoforte prima esecuzione assoluta commissione di Ravenna Festival
Ci sono due stelle polari nel cielo poetico di Valentin Silvestrov: Dante Alighieri e Taras Ševčenko. Due voci lontane nel tempo e nello spazio, ma entrambe capaci di fondare una nuova lingua: Dante, settecento anni fa, ha fondato la poesia italiana, Ševčenko, in pieno Ottocento, ha dato vita alla letteratura ucraina moderna. Sono proprio queste due stelle a illuminare la nuova opera che Ravenna Festival ha commissionato al compositore ucraino: O luce etterna,una cantata in dieci quadri che si apre e si chiude nel segno del Paradiso, ma “nel cuore” fa respirare un testo poetico di Ševčenko intitolato Sera. Il giardino dei ciliegi. Le due lingue saranno ancora più vicine perché Silvestrov ha voluto utilizzare, per l’occasione, la recente traduzione ucraina della Commedia uscita nel 2015.
Basilica di San Francesco |
05 luglio 2021 | ore 21:30
Dante Nova
La musica nella Commedia e l’Ars Nova
La Fonte Musica Michele Pasotti liuto e direzione Elio De Capitani voce recitante
Francesca Cassinari, Alena Dantcheva, Alice Borciani soprani
Gianluca Ferrarini, Massimo Altieri tenori
Marco Scavazza baritono
Matteo Bellotto basso
Efix Puleo viella da braccio
Teodoro Baù viella da gamba
Nathaniel Wood tromba da tirarsi
Ermes Giussani trombone
Federica Bianchi organo e clavicymbalum
Dai silenzi carichi di lamenti dell’Inferno ai concerti angelici del Paradiso, i programmi che ripercorrono i luoghi dove la musica risuona nella Divina Commedia. Dante la scrisse negli stessi anni in cui incominciava la fioritura dell’Ars Nova, che Philippe de Vitry e Johannes de Muris codificarono nei loro trattati, intitolati entrambi Ars Nova Musicæ e comparsi appunto negli ultimi anni di vita dell’Alighieri. Un diverso sistema di notazione e caratteri stilistici differenti rispetto al passato caratterizzavano la produzione musicale dell’epoca, sia in Francia sia in Italia. Di quel ricchissimo patrimonio offre un’ampia e calibrata scelta La Fonte Musica, ensemble che opera per “tornare alle fonti”, alle radici di ciò che fu composto nel periodo di passaggio tra l’età medievale e quella umanistica.
Basilica di San Francesco |
06 luglio 2021 | ore 21:30
Dante Nova
La musica nella Commedia e l’Ars Nova
La Fonte Musica Michele Pasotti liuto e direzione Elio De Capitani voce recitante
Francesca Cassinari, Alena Dantcheva, Alice Borciani soprani
Gianluca Ferrarini, Massimo Altieri tenori
Marco Scavazza baritono
Matteo Bellotto basso
Efix Puleo viella da braccio
Teodoro Baù viella da gamba
Nathaniel Wood tromba da tirarsi
Ermes Giussani trombone
Federica Bianchi organo e clavicymbalum
Dai silenzi carichi di lamenti dell’Inferno ai concerti angelici del Paradiso, i programmi che ripercorrono i luoghi dove la musica risuona nella Divina Commedia. Dante la scrisse negli stessi anni in cui incominciava la fioritura dell’Ars Nova, che Philippe de Vitry e Johannes de Muris codificarono nei loro trattati, intitolati entrambi Ars Nova Musicæ e comparsi appunto negli ultimi anni di vita dell’Alighieri. Un diverso sistema di notazione e caratteri stilistici differenti rispetto al passato caratterizzavano la produzione musicale dell’epoca, sia in Francia sia in Italia. Di quel ricchissimo patrimonio offre un’ampia e calibrata scelta La Fonte Musica, ensemble che opera per “tornare alle fonti”, alle radici di ciò che fu composto nel periodo di passaggio tra l’età medievale e quella umanistica.
Franz Schubert
Quartetto per archi n. 12 in do minore D. 703 “Quartettsatz”
Franz Schubert
Quintetto per archi in do maggiore op. 163 D. 956
È con un’“incompiuta” che si apre la particolare schubertiade proposta dai giovani del Quartetto Guadagnini insieme al violoncello di Enrico Bronzi, solista di fama internazionale. Perché la celebre sinfonia non è l’unica opera lasciata in sospeso da Schubert, che nel 1820 abbandona la partitura di questo Quartetto dopo un Allegro di sfolgorante tensione espressiva e le prime quattro battute dell’Andante. Ai quattro archi insigniti del prestigioso Premio Piero Farulli e al celebre violoncellista spetta poi il compito di interpretare il Quintetto che il compositore terminò appena due mesi prima della morte e che rappresenta il culmine della sua produzione cameristica: un’opera dall’architettura complessa, una sorta di caleidoscopio armonico cui proprio il raddoppio del registro grave conferisce un carattere quasi sinfonico.
“Sono diffidente rispetto alle etichette e mi trovo in difficoltà a descrivere la musica del Naghash Ensemble. Folk o classica? Etnica o cosmopolita? Antica o moderna? In sostanza è il prodotto naturale di chi è cresciuto ascoltando in casa solo musica armena, in gioventù ha studiato la musica classica europea, si è guadagnato da vivere come improvvisatore jazz, ma come tutti noi, era costantemente circondato dalla musica rock contemporanea”. John Hodian, compositore, pianista e fondatore dell’ensemble dedicato al poeta armeno medievale Mkrtich Naghash, così parla della sua arte. Musicalmente frutto della diaspora, i brani ispirati agli antichi poemi sono meditazioni sul rapporto con Dio secondo la prospettiva di un sacerdote e artista del XV secolo, costretto all’esilio per aver rifiutato di demolire il campanile della chiesa da lui fondata.
Basilica di San Francesco |
21 giugno 2021 | ore 21:30
E io ch’al fine di tutt’ i disii / appropinquava Paradiso XXXIII
musica di Mirco De Stefani per 12 voci maschili
Ensemble vocale Odhecaton Paolo Da Col direttore
Prima esecuzione assoluta 12 maggio 2018 nei 750 anni del Chiostro dell’Abbazia di Santa Maria di Follina
Dodici voci maschili danno veste musicale alla poesia di Dante nella composizione di Mirco De Stefani sul canto XXXIII del Paradiso, quello nel quale trova conclusione e compimento il viaggio ultraterreno della Divina Commedia. Il lavoro è nato nel 2018 per i 750 anni del Chiostro dell’Abbazia di Santa Maria di Follina; destinatario, l’Ensemble Odhecaton che lo interpreterà anche a Ravenna. La partitura procede senza interruzioni lungo le trentatré stanze del testo poetico, e lo fa dispiegando una variegata serie di procedimenti compositivi: polifonie, contrappunti, canoni, imitazioni, unisoni, movimenti a specchio, a spirale, ritmi binari e ternari, cadenze e riprese. Forme e strutture che, nel suono delle voci, trasmettono le parole di Dante con tutta la loro straordinaria carica evocativa.
Polifonia corsa, musiche tradizionali rivisitate e composizioni originali di Jean-Claude Acquaviva, Marcello Fera e Bruno Coulais
Da una parte gli archi dell’Ensemble Conductus, di formazione classica ma da sempre aperti all’incontro con i linguaggi del contemporaneo e con le sonorità inconsuete delle tradizioni popolari. Dall’altra il gruppo vocale più rappresentativo della straordinaria polifonia tradizionale còrsa, A Filetta, nato oltre quarant’anni fa per salvaguardare il patrimonio dell’oralità, ma capace di oltrepassare i confini di quella preziosa eredità muovendosi verso le più diverse esperienze artistiche, dal teatro alla danza fino al cinema. A partire da questa collaborazione, il compositore Marcello Fera interviene su alcune pagine del repertorio tradizionale còrso, integrandole con una scrittura strumentale che dialoga con le voci, realizzando brani del tutto nuovi pensati per le due formazioni. In un mix decisamente irresistibile.