Il Paradiso Valentin Silvestrov Coro da camera di Kiev
Basilica di Sant’Apollinare in Classe |
09 luglio 2021 | ore 21:30
Nuove musiche per Dante Il Paradiso Coro da camera di Kiev Mykola Hobdych direttore
Valentin Silvestrov In Memoriam (2020)
per coro a cappella prima esecuzione assoluta
O luce etterna (2020)
versione per coro a cappella e pianoforte prima esecuzione assoluta commissione di Ravenna Festival
Ci sono due stelle polari nel cielo poetico di Valentin Silvestrov: Dante Alighieri e Taras Ševčenko. Due voci lontane nel tempo e nello spazio, ma entrambe capaci di fondare una nuova lingua: Dante, settecento anni fa, ha fondato la poesia italiana, Ševčenko, in pieno Ottocento, ha dato vita alla letteratura ucraina moderna. Sono proprio queste due stelle a illuminare la nuova opera che Ravenna Festival ha commissionato al compositore ucraino: O luce etterna,una cantata in dieci quadri che si apre e si chiude nel segno del Paradiso, ma “nel cuore” fa respirare un testo poetico di Ševčenko intitolato Sera. Il giardino dei ciliegi. Le due lingue saranno ancora più vicine perché Silvestrov ha voluto utilizzare, per l’occasione, la recente traduzione ucraina della Commedia uscita nel 2015.
Basilica di San Francesco |
05 luglio 2021 | ore 21:30
Dante Nova
La musica nella Commedia e l’Ars Nova
La Fonte Musica Michele Pasotti liuto e direzione Elio De Capitani voce recitante
Francesca Cassinari, Alena Dantcheva, Alice Borciani soprani
Gianluca Ferrarini, Massimo Altieri tenori
Marco Scavazza baritono
Matteo Bellotto basso
Efix Puleo viella da braccio
Teodoro Baù viella da gamba
Nathaniel Wood tromba da tirarsi
Ermes Giussani trombone
Federica Bianchi organo e clavicymbalum
Dai silenzi carichi di lamenti dell’Inferno ai concerti angelici del Paradiso, i programmi che ripercorrono i luoghi dove la musica risuona nella Divina Commedia. Dante la scrisse negli stessi anni in cui incominciava la fioritura dell’Ars Nova, che Philippe de Vitry e Johannes de Muris codificarono nei loro trattati, intitolati entrambi Ars Nova Musicæ e comparsi appunto negli ultimi anni di vita dell’Alighieri. Un diverso sistema di notazione e caratteri stilistici differenti rispetto al passato caratterizzavano la produzione musicale dell’epoca, sia in Francia sia in Italia. Di quel ricchissimo patrimonio offre un’ampia e calibrata scelta La Fonte Musica, ensemble che opera per “tornare alle fonti”, alle radici di ciò che fu composto nel periodo di passaggio tra l’età medievale e quella umanistica.
Basilica di San Francesco |
06 luglio 2021 | ore 21:30
Dante Nova
La musica nella Commedia e l’Ars Nova
La Fonte Musica Michele Pasotti liuto e direzione Elio De Capitani voce recitante
Francesca Cassinari, Alena Dantcheva, Alice Borciani soprani
Gianluca Ferrarini, Massimo Altieri tenori
Marco Scavazza baritono
Matteo Bellotto basso
Efix Puleo viella da braccio
Teodoro Baù viella da gamba
Nathaniel Wood tromba da tirarsi
Ermes Giussani trombone
Federica Bianchi organo e clavicymbalum
Dai silenzi carichi di lamenti dell’Inferno ai concerti angelici del Paradiso, i programmi che ripercorrono i luoghi dove la musica risuona nella Divina Commedia. Dante la scrisse negli stessi anni in cui incominciava la fioritura dell’Ars Nova, che Philippe de Vitry e Johannes de Muris codificarono nei loro trattati, intitolati entrambi Ars Nova Musicæ e comparsi appunto negli ultimi anni di vita dell’Alighieri. Un diverso sistema di notazione e caratteri stilistici differenti rispetto al passato caratterizzavano la produzione musicale dell’epoca, sia in Francia sia in Italia. Di quel ricchissimo patrimonio offre un’ampia e calibrata scelta La Fonte Musica, ensemble che opera per “tornare alle fonti”, alle radici di ciò che fu composto nel periodo di passaggio tra l’età medievale e quella umanistica.
Franz Schubert
Quartetto per archi n. 12 in do minore D. 703 “Quartettsatz”
Franz Schubert
Quintetto per archi in do maggiore op. 163 D. 956
È con un’“incompiuta” che si apre la particolare schubertiade proposta dai giovani del Quartetto Guadagnini insieme al violoncello di Enrico Bronzi, solista di fama internazionale. Perché la celebre sinfonia non è l’unica opera lasciata in sospeso da Schubert, che nel 1820 abbandona la partitura di questo Quartetto dopo un Allegro di sfolgorante tensione espressiva e le prime quattro battute dell’Andante. Ai quattro archi insigniti del prestigioso Premio Piero Farulli e al celebre violoncellista spetta poi il compito di interpretare il Quintetto che il compositore terminò appena due mesi prima della morte e che rappresenta il culmine della sua produzione cameristica: un’opera dall’architettura complessa, una sorta di caleidoscopio armonico cui proprio il raddoppio del registro grave conferisce un carattere quasi sinfonico.
“Sono diffidente rispetto alle etichette e mi trovo in difficoltà a descrivere la musica del Naghash Ensemble. Folk o classica? Etnica o cosmopolita? Antica o moderna? In sostanza è il prodotto naturale di chi è cresciuto ascoltando in casa solo musica armena, in gioventù ha studiato la musica classica europea, si è guadagnato da vivere come improvvisatore jazz, ma come tutti noi, era costantemente circondato dalla musica rock contemporanea”. John Hodian, compositore, pianista e fondatore dell’ensemble dedicato al poeta armeno medievale Mkrtich Naghash, così parla della sua arte. Musicalmente frutto della diaspora, i brani ispirati agli antichi poemi sono meditazioni sul rapporto con Dio secondo la prospettiva di un sacerdote e artista del XV secolo, costretto all’esilio per aver rifiutato di demolire il campanile della chiesa da lui fondata.
Basilica di San Francesco |
21 giugno 2021 | ore 21:30
E io ch’al fine di tutt’ i disii / appropinquava Paradiso XXXIII
musica di Mirco De Stefani per 12 voci maschili
Ensemble vocale Odhecaton Paolo Da Col direttore
Prima esecuzione assoluta 12 maggio 2018 nei 750 anni del Chiostro dell’Abbazia di Santa Maria di Follina
Dodici voci maschili danno veste musicale alla poesia di Dante nella composizione di Mirco De Stefani sul canto XXXIII del Paradiso, quello nel quale trova conclusione e compimento il viaggio ultraterreno della Divina Commedia. Il lavoro è nato nel 2018 per i 750 anni del Chiostro dell’Abbazia di Santa Maria di Follina; destinatario, l’Ensemble Odhecaton che lo interpreterà anche a Ravenna. La partitura procede senza interruzioni lungo le trentatré stanze del testo poetico, e lo fa dispiegando una variegata serie di procedimenti compositivi: polifonie, contrappunti, canoni, imitazioni, unisoni, movimenti a specchio, a spirale, ritmi binari e ternari, cadenze e riprese. Forme e strutture che, nel suono delle voci, trasmettono le parole di Dante con tutta la loro straordinaria carica evocativa.
“In tempo di pestilenza, bisogna parlare d’amore”. Profetico come sempre, Vinicio Capossela interpreta l’era della “musica liquida” partorendo lavori sempre più complessi, narrativi e ambiziosi. Bestiario d’amore è una scheggia impazzita di cantautorato orchestrale, popolaresco e filologico, ispirata all’omonima opera di Richard de Fournival (XIII secolo) dedicata alle forme che l’amore può felicemente incarnare seguendo lo schema dei bestiari medievali. Il gusto caposseliano per la giocosa decostruzione della tassonomia aveva già toccato Ravenna nel 2014, con il Carnevale degli animali e altre bestie d’amore di Saint-Saëns. Oggi nasce un progetto che vuole rivelarci che “l’innamorato è un mostro, sopraffatto dalla necessità di mostrarsi. E non potendo evitare l’amore, lo celebreremo in forma di bestiario”.
Polifonia corsa, musiche tradizionali rivisitate e composizioni originali di Jean-Claude Acquaviva, Marcello Fera e Bruno Coulais
Da una parte gli archi dell’Ensemble Conductus, di formazione classica ma da sempre aperti all’incontro con i linguaggi del contemporaneo e con le sonorità inconsuete delle tradizioni popolari. Dall’altra il gruppo vocale più rappresentativo della straordinaria polifonia tradizionale còrsa, A Filetta, nato oltre quarant’anni fa per salvaguardare il patrimonio dell’oralità, ma capace di oltrepassare i confini di quella preziosa eredità muovendosi verso le più diverse esperienze artistiche, dal teatro alla danza fino al cinema. A partire da questa collaborazione, il compositore Marcello Fera interviene su alcune pagine del repertorio tradizionale còrso, integrandole con una scrittura strumentale che dialoga con le voci, realizzando brani del tutto nuovi pensati per le due formazioni. In un mix decisamente irresistibile.
Susanne Schäffer, Eszter Kruchió violino
Sara Marzadori viola
Bas Jongen violoncello
Felix Mendelssohn Bartholdy
Quartetto in la minore op. 13
György Ligeti
Quartetto n. 1 “Métamorphoses nocturnes”
Claude Debussy
Quartetto in sol minore op. 10
in collaborazione con Scuola di Musica di Fiesole ECMA – European Chamber Music Academy
È il 1827, Beethoven muore, ma vengono anche pubblicati i suoi ultimi Quartetti, estremo enigmatico lascito che certo non passa inosservato a casa Mendelssohn, tanto che il giovane Felix ne riversa subito la lezione nel Secondo quartetto: con il preambolo liederistico e, soprattutto, con la forma ciclica e il complesso principio variativo. Gli stessi tratti che a fine Ottocento permeano il cangiante tessuto armonico e timbrico dell’op. 10 di Debussy. E che, nella mutata temperie espressiva, ritroviamo a metà Novecento nelle Metamorfosi ligetiane, “notturne” perché intime, private, quindi al riparo dai condizionamenti del regime di Budapest. Dunque, se a unire i giovani virtuosi del Chaos String Quartet è, come raccontano, la voglia di “esplorare gli estremi e l’imprevedibilità della creazione artistica”, chi meglio di loro potrà ancora una volta far germogliare il “futuro” seminato quasi due secoli fa?
Basilica di Sant’Apollinare in Classe |
13 giugno 2021 | ore 21:30
In memoria di Josquin Desprez (1455-1521) nel V centenario della morte La Stagione Armonica
direttore Sergio Balestracci
Alberto Pedretti trombone contralto
Stefano Belotti trombone tenore
Fabio De Cataldo trombone basso
Lorenzo Feder organo
Inno Ave Maris Stella gregoriano
Josquin Desprez
Mottetto Ave Maris Stella
Loyset Compère
Mottetto Regina caeli (esecuzione solo strumentale)
Josquin Desprez
Missa Ave Maris Stella
Heinrich Isaac Benedictus II
Josquin Desprez Agnus Dei
Mottetto Mirabilia testimonia
“Josquin non dir che ’l ciel sia crudo et empio / che te adornò de sì sublime ingegno”, così Serafino Aquilano si rivolgeva a Josquin Desprez, come lui al servizio della corte degli Sforza. Un ingegno, quello del compositore di origine borgognona tra i più grandi innovatori della polifonia sacra, che ancora oggi desta ammirazione. Divenuto celebre anche grazie al precoce sviluppo della stampa musicale in Italia, egli fu profondamente legato al nostro paese dove dimorò dal 1484, prima a Milano poi alla corte pontificia fino al 1499, e infine dopo un breve periodo in Francia, a Ferrara a servizio del duca Ercole I d’Este. È probabilmente al soggiorno romano che risale la Missa Ave Maris Stella, costruita sull’omonimo inno gregoriano, che apre il percorso alla contemplazione estatica del divino, culminante nel mottetto Mirabilia testimonia (salmo 118).