Musica e Cinema The General (Come vinsi la guerra, 1926-1927)
di Buster Keaton e Clyde Bruckman
musiche composte e dirette da Timothy Brock accompagnamento dal vivo dell’Orchestra Arcangelo Corelli
in collaborazione con la Cineteca di Bologna
Restaurato nel 2020 dalla Fondazione Cineteca di Bologna e Cohen Films presso il laboratorio L’immagine Ritrovata nell’ambito del Progetto Keaton
Le audiodescrizioni sono realizzate dal Centro Diego Fabbri e Incontri Internazionali Diego Fabbri con il supporto di San Crispino – La cultura nel cuore e il contributo della Regione Emilia Romagna
Da sud verso nord e viceversa, lungo la stessa linea ferroviaria: l’affannosa ricerca della donna amata da parte di un giovane incurante del conflitto in corso dà vita a due lunghi inseguimenti nel pieno della Guerra di secessione americana. Per questa epopea comica del cinema muto, Buster Keaton impiegò copie fedeli delle locomotive dell’epoca e fece confezionare quattromila uniformi militari: “dev’essere così vero da far male” disse al suo staff. La colonna sonora di Timothy Brock è costruita attorno ai canti della Guerra civile americana, ne evoca il ritmo e la sonorità pungente dei testi attingendo a spartiti degli anni Sessanta dell’Ottocento. E se le attuali restrizioni non consentono l’originale versione per grande orchestra del 2005, quella ripensata per organico ridotto non sacrifica lo slancio della storia e, anzi, fa da cornice a numerosi assoli.
Milano Marittima, Arena dello Stadio dei Pini |
25 luglio 2021 | ore 21:30
Ravenna Festival a Cervia – Milano Marittima
Il trebbo in musica 2.1 Convivio. Dante e i Cantori Popolari con Ambrogio Sparagna e Peppe Servillo
Ambrogio Sparagna organetto e voce
Peppe Servillo voce
Erasmo Treglia ghironda, violino a tromba e ciaramella
Clara Graziano organetto
Raffaello Simeoni voce, chitarra e fiati popolari
Marco Iamele zampogna e ciaramella
Alessia Salvucci tamburelli
Anna Rita Colaianni voce
Mario Incudine voce e chitarra e con il coro di voci bianche Libere Note diretto da Catia Gori con la partecipazione di Marco Pierfederici tastiera
con il contributo di
Si sa che la grandezza di Dante va ben oltre i confini dell’elitaria cerchia dei “colti” per irradiarsi, da sempre, nel cosiddetto mondo “popolare”. E si sa che i suoi versi nei secoli hanno influenzato e sono entrati nella produzione poetica di tradizione orale, per esempio ispirando metri e temi di quella pratica di poesia estemporanea in ottava rima che oggi, preziosa, sopravvive in alcune aree dell’Italia centrale. Allora, è proprio attraverso questo filo lungo sette secoli che corrono i canti e le musiche che animano questo “convivio” dantesco. Ambrogio Sparagna, insieme ad alcuni valorosi compagni di viaggio e alla testa di un ensemble poliedrico quanto esperto, concerta la narrazione: dalla vicenda di Paolo e Francesca a quelle di Ulisse e del Conte Ugolino, punteggiate da musiche “alla maniera antica”.
Teodora
scalata al cielo in cinque movimenti
Basilica di San Vitale |
Disponibile fino al 31 dicembre 2021
Teodora scalata al cielo in cinque movimenti
Opera da camera per soprano, attrice, danzatrice, coro e strumenti (Edizioni Curci, Milano)
musica di Mauro Montalbetti libretto e regia di Barbara Roganti
Roberta Mameli soprano
Matilde Vigna attrice
Barbara Martinini danzatrice
Altrevoci Ensemble
Andrea Berardi organo
Coro dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giuseppe Verdi” direttore Antonio Greco
commissione Ravenna Festival per l’esecuzione nella Basilica di San Vitale in coproduzione col XXX Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone in prima assoluta
Da quasi millecinquecento anni l’Imperatrice Teodora fissa con il suo sguardo severo i fedeli e i visitatori della Basilica di San Vitale: il manto di porpora con i Re Magi, il calice d’oro tempestato di gemme. Ora finalmente la Basilissa abbandona i mosaici della chiesa e prende forma, corpo, vita. È lei, infatti, “venerata come una santa e maledetta come un demonio” – dice lo scrittore tedesco Frank Thiess – la protagonista di Teodora. Una scalata al cielo in cinque movimenti, la nuova opera da camera di Mauro Montalbetti, su libretto di Barbara Roganti, che vedrà la luce proprio sotto le volte dorate della basilica dove risplende il mosaico del suo corteo imperiale. Non il mero racconto della sua esistenza – sostengono gli autori – bensì un percorso che cerca, attraverso la musica, di addentrarsi nel suo labirinto.
di e con Elena Bucci e Chiara Muti
a partire dalla Divina Commedia di Dante Alighieri
disegno luci Vincent Longuemare cura e drammaturgia del suono Raffaele Bassetti
produzione Ravenna Festival in collaborazione con Compagnia Le belle bandiere
Nel buio, tra quinte e fondali si aprono e chiudono fessure, varchi, spiragli, squarci… La luce appare, scompare, si trasforma: apparizioni diverse si rivelano nella voce di due figure bianche, specchio l’una dell’altra, custodi, fantasmi, anime. Due attrici, che più volte hanno intrecciato i loro percorsi artistici, tornano a collaborare inoltrandosi in quel grandioso teatro che è la Commediadantesca, in quella mappa di luci disegnata dal Poeta per orientarci nel buio generato dalla discordia e dall’ignoranza, dalla prepotenza e dall’avidità: luci grandi e piccole, con le quali trovare un varco nella “selva oscura”. Luci che hanno ispirato Dante e che da lui hanno tratto linfa: cercandole ci invitano ad ascoltare lo spirito di speranza che alberga in ognuno, lo spirito che crea e non distrugge, che abbraccia e mai respinge.
La Notte del Prog UNO nel Tutto
Russi, Palazzo San Giacomo |
24 luglio 2021 | ore 21:30
La Notte del Prog UNO nel Tutto
dedicato a Danilo Rustici
Stefano Pilia (Afterhours) chitarra Roberto Dell’Era (Afterhours) basso e voce principale Enrico Gabrielli (Calibro 35) tastiere, fiati e voce Enzo “Vince Vallicelli” (Uno) batteria e voce con la partecipazione di Sara Zaccarelli voce
prima nazionale
“C’è un batterista in sala?”. Lo domandò Danilo Rustici, quando Tony Esposito abbandonò malamente il palco sul quale due reduci dei disciolti Osanna stavano lanciando il nuovo progetto Uno. Quella domanda cambiò la vita a Vince Vallicelli, batterista romagnolo in forza agli Helza Poppin dopo essersi fatto le ossa con Secondo Casadei, che così entrò nella serie A del progressive-rock italiano. Ancorché breve, l’esperienza e il disco omonimo degli Uno hanno generato schiere di cultori, tra cui lo straordinario compositore e polistrumentista Enrico Gabrielli, che insieme a due membri degli Afterhours ha aderito con entusiasmo all’idea non già di “riproporre pedissequamente la musica degli Uno”, ma di ripartire dall’energia creativa di quella band per costruire un’entità del tutto nuova e al passo coi tempi, seppurmemore dei lasciti di un ardente passato.
musiche di Guiraut de Bornehl, Arnault Daniel e altri
È un viaggio che parte da lontano, quello dell’Ensemble Micrologus, ma che conduce fino al cuore della Commedia. Un viaggio lungo il quale ritrovano nuova vita le sonorità del Medioevo, intrecciando il più rigoroso studio dei manoscritti antichi con l’attenzione per la musica popolare e per le fonti iconografiche coeve. Si susseguono allora i canti devozionali del Laudario di Cortona, ma anche la danza e la poesia amorosa di trovatori come Arnault Daniel, che Dante incontra nel Purgatorio, Bernart de Ventadorn e Marcabru. Passando poi per i timbri di trombe, campane, tamburi e cennamelle, evocati nell’Inferno, si approda all’intonazione di testi menzionati dal Poeta – tra tutti il celebre “Amor che ne la mente mi ragiona” – e ai canti di lode che risuonano nel Paradiso. Per tornare, infine, sulla terra, con i madrigali e le ballate che a Verona animavano la corte scaligera che ospitò Dante.
Musica e Cinema Inferno 2021 un film di Francesco Bertolini, Adolfo Padovan e Giuseppe de Liguoro (1911)
musica e sound design Edison Studio elaborazioni visive Salvatore Insana con Mauro Cardi, Luigi Ceccarelli
Fabio Cifariello Ciardi, Alessandro Cipriani live electronics
Orde di demoni-pipistrello armati di forche appuntite, schiere di candide anime del Paradiso che galleggiano nel cielo, Paolo e Francesca che planano volando dall’alto per poi restare sospesi a mezz’aria, Bertrand de Born che mostra la sua testa mozzata, eppoi un gigantesco Lucifero che divora cadaveri. I pionieristici registi che nel 1911 mettono su pellicola il viaggio di Dante e Virgilio realizzando il primo autentico lungometraggio della storia del cinema italiano, non risparmiano certo sugli effetti speciali. Ispirato alle celebri incisioni del Dorè, è un kolossal senza precedenti: 3 anni di riprese, 150 tra attori e comparse, 100 scene e incassi straordinari, in Europa e negli Stati Uniti. Solo l’esperienza, l’estro tecnologico e il live electronics di Edison Studio potevano restituire al film più visionario del muto italiano la colonna sonora “ideale”.
organizzazione e promozione Maria Donnoli artwork Marco Smacchia
coproduzione E Production / Menoventi, Ravenna Festival, Operaestate Festival Veneto
Le audiodescrizioni sono realizzate dal Centro Diego Fabbri e Incontri Internazionali Diego Fabbri con il supporto di San Crispino – La cultura nel cuore e il contributo della Regione Emilia Romagna
La morte di Vladìmir Majakovskij resta a tutt’oggi il più appassionante cold case della letteratura russa. Era il 14 aprile 1930, quando il più grande poeta della Rivoluzione si uccideva sparandosi al cuore, per ragioni mai chiarite. Pressioni politiche? Isolamento intellettuale? Delusioni amorose? Serena Vitale, tra le più importanti slaviste italiane, a questo mistero ha dedicato un libro di indubbio successo, Il defunto odiava i pettegolezzi– icastica frase tratta dalla lettera d’addio del poeta.
È ispirandosi al complesso lavoro d’indagine della Vitale che i Menoventi traspongono sulla scena questa misteriosa fine, attraverso un’opera peculiarissima, che gioca con gli stilemi del noir e del giallo, rincorrendo ipotesi, prospettive e testimonianze in un fantastico gioco di specchi.
ideazione, cura e spazio Davide Sacco e Agata Tomšič / ErosAntEros
testo Ian De Toffoli drammaturgia Agata Tomšič regia e disegno musicale e video Davide Sacco con Hervé Goffings, Sanders Lorena, Marco Lorenzini, Djibril Mbaye, Agata Tomšič, Emanuela Villagrossi costumi Laura Dondoli squadra tecnica, realizzazione scene e sartoria Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse
produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, TNL – Théâtre National du Luxembourg, Ravenna Festival, ErosAntEros – POLIS Teatro Festival in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival in residenza presso Teatro della Toscana, TNL – Théâtre National du Luxembourg, OTSE – Officine Theatrikès Salento Ellàda, Tempo Reale con il sostegno di Comune di Ravenna, Regione Emilia-Romagna con il patrocinio di Ambasciata d’Italia in Lussemburgo e Ambasciata del Granducato di Lussemburgo in Italia grazie a Pietro Valenti, Ruth Heynen, Silvia Pasello, Silvia Lodi,Remo Ceccarelli, Maria Luisa Caldognetto, Eugenio Giorgetta, all’Istituto Universitario Europeo, alCentro di Micro-BioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia, a“Passaparola”e a tutte le persone intervistate, per aver nutrito il percorso di creazione dello spettacolo; a Giuseppe Bellosiper la consulenza sul romagnolo
La natura profondamente “politica” di ErosAntEros non viene meno in questo nuovo progetto incentrato su un tema, appunto, eminentemente politico, quanto urgente: le frontiere e il loro complesso significato.
Frutto di un percorso iniziato nel 2018 e portato avanti da una squadra di artisti internazionali (come i lussemburghesi Ian De Toffoli, giovane drammaturgo, e Marco Lorenzini, attore), Confini è una riflessione documentaria e stratificata, che dalle storie dei minatori italiani emigrati in Belgio negli anni ’50 arriva a riflettere sui grandi nodi irrisolti della nostra sgangherata Unione Europea, fino a curiose incursioni nella “storia futura”.
Tutto attorno a domande fondamentali: che cos’è un confine? Cosa separa davvero gli uomini? E perché, dopo 70 anni dai primi accordi economici europei, ancora non si riesce a condividere una visione politica?
La musica di Astor Piazzolla si nutre di contaminazioni. Ecco perché i puristi lo hanno definito “el asesino del Tango”. Ma il suo peccato originale è solo quello di aver assimilato le influenze di una terra sfaccettata, costruita su sogni e nostalgie degli emigranti. Il suo “Nuevo Tango” incorpora elementi jazz e classici, caricandosi di un’inedita ricchezza di colori. “Ho avuto due grandi maestri: Nadia Boulanger e Alberto Ginastera. Il terzo è stato Buenos Aires”, spiegava il compositore. E alle quattro stagioni della sua città sono dedicate le Cuatro Estaciones Porteñas, la risposta argentina alle Quattro Stagioni di Vivaldi. Nella riscrittura di Marco Albonetti, il sassofono prende il posto del bandoneón, dando una voce nuova al sentimento del tempo dei Porteños, gli abitanti della capitale, i maestri segreti di Piazzolla.