Il quintetto rimase sempre la formazione preferita da Astor Piazzolla. Nel 1960 formò il suo primo ensemble, per nulla intimorito dalle ridotte dimensioni dell’organico. I cinque strumenti solisti riuscivano invece a interpretare più agilmente l’elettrica vitalità di Buenos Aires, con una varietà melodica e armonica sconosciuta alle imponenti macchine orchestrali. Violino, chitarra, contrabbasso, pianoforte e lo struggente bandoneón, la voce principe del tango, sono gli strumenti scelti dalla Fondazione Astor Piazzolla per il “Quinteto” che da oltre vent’anni porta nel mondo il nome del compositore argentino, suonandone gli arrangiamenti autografi e riscoprendo brani tratti dal suo sterminato catalogo. Un laboratorio permanente che proietta nel futuro un’eredità musicale che sembrava irripetibile.
È dai travagli personali e artistici che nascono i capolavori. Il 1779 è un anno nero per Mozart: muore la mamma, sfumano incarichi stabili a Mannheim e Parigi. I fatti lo costringono a tornare nella “prigione” di Salisburgo, dove si compone “solo per le sedie“. Il passaggio all’età adulta è segnato però da una Sinfonia concertante per due strumenti solisti in cui la speranza nel futuro (lo scintillio del violino) dialoga con il timbro scuro e meditativo della viola. Anche Dvořák, a quasi cinquant’anni, è a caccia di un’identità autonoma che scavi un solco tra la tradizione germanica e il folklore nazionale. ”Non mi si derida. Io non sono solo un musicista, sono un poeta”, rivendica nel 1889 dando alle stampe la sua Ottava Sinfonia, tutta scritta per immagini, col marchio iniziale di un lungo sospiro malinconico che apre il vaso dei ricordi.
“Dedico questa serata, da ferito a morte, non ai morti, ma ai feriti dell’orrenda strage”. Un anno dopo lo sconquasso della stazione di Bologna – esattamente quattro decenni or sono – Carmelo Bene salì sulla torre degli Asinelli, ascendendo al cielo nel cuore di una città che si leccava le ferite, e di fronte al pubblico di un concerto rock rese immortali una volta di più le parole del Poeta, con una Lectura Dantis rimasta scolpita nella storia. Per riproporla oggi occorreva il coraggio di Arto Lindsay, agitatore di culture e scompigliatore di linguaggi, uno che superò il punk da sinistra, coniando una grammatica rigorosamente analfabeta dellachitarra, utilizzata poi per creare confusione tra le suadenti maglie del samba brasiliano. E per infondere oggi nuova elettricità a un pezzo della nostra Storia.
Giardini Pubblici |
Disponibile dal 27 giugno al 27 luglio 2021
Verso Paradiso ideazione, direzione artistica e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari con le attrici e gli attori di Ravenna
musiche di Luigi Ceccarelli
con Vincenzo Core chitarra elettrica
Giacomo Piermatti contrabbasso
Gianni Trovalusci flauti
Andrea Veneri live electronics e con Mirella Mastronardi voce
produzione Ravenna Festival/Teatro Alighieri in collaborazione con Teatro delle Albe con il contributo straordinario di Comune di Ravenna e Viva Dante 700
Prima parte inizio ore 20.30 fine ore 23.00 (Canti 1 – 11)
intervallo 30’
Seconda parte inizio ore 23.30 fine ore 2.00 (Canti 12 – 22)
intervallo 30’
Terza parte inizio ore 2.30 fine ore 05.00 (Canti 23 – 33)
Marco Martinelli e Ermanna Montanari hanno immaginato un segno di speranza per questo 2021, settecentenario della morte di Dante Alighieri: verso Paradiso, un “happening” di una sola notte, dal tramonto all’alba, con la lettura integrale dei trentatré canti del Paradiso, chiamando a partecipare a questa lunga preghiera, insieme alle Albe, le attrici e gli attori che operano a Ravenna. verso Paradiso indica la direzione del Cantiere Dante per tornare, nel 2022, alla messa in scena della Commedia, dalla “selva oscura” alla luce abbagliante del Paradiso, di nuovo finalmente con tutti i cittadini della Chiamata Pubblica. Un percorso lungo il quale, dal 25 aprile alla fine di giugno, sulla rivista doppiozero.com, ci accompagna il racconto-diario di Marco Martinelli, insieme a contributi di studiosi e artisti.
Nel primo anniversario della scomparsa di Ennio Morricone, Tosca e la Roma Sinfonietta gli rendono omaggio con un concerto monografico. Il programma è ispirato al disco Focus con le musiche create da Morricone per la cantante portoghese Dulce Pontes, canzoni e nuovi arrangiamenti di brani dalle più famose colonne sonore. Per Tosca, invece, il compositore romano scrisse canzoni comprese nell’album Incontri e passaggi, mentre con la Roma Sinfonietta collaborò, nel corso di una quindicina d’anni, sia per le incisioni discografiche sia dirigendola in numerosi concerti nel mondo. Sul podio in quest’occasione ci sarà Paolo Silvestri, jazzista e interprete dalle molte competenze, oltre che autore di musiche per il teatro e il cinema. A completare il quadro, un solista di spicco come Javier Girotto.
Omaggio ad Astor Piazzolla (1921-1992) nel 100° dalla nascita
Rocca Brancaleone |
Disponibile dal 20 dicembre 2021 al 19 gennaio 2022
Omaggio ad Astor Piazzolla (1921-1992) nel 100° dalla nascita María de Buenos Aires
Opera Tango musica di Astor Piazzolla testo di Horacio Ferrer
Martina Belli mezzosoprano Ruben Peloni baritono Daniel Bonilla-Torres El Duende
con l’Orchestra Arcangelo Corelli Davide Vendramin bandoneon Jacopo Rivani direttore
Fondazione Nazionale della Danza / Aterballettocoordinamento produttivo danza MM Contemporary Dance Companydanzatori Michele Merola coreografo
regia Carlos Branca aiuto regista Rosanna Pavarini light designer Marco Cazzola scene Giulio Scutellari e Carlos Branca
assistente alla coreografia Paolo Lauri bozzetti costumi Carla Mellini realizzazione costumi Nuvia Valestri capo sarta Isabella Franzoni trucco Tobias Tran maestro di sala e collaboratore di palcoscenico Chiara Cattani maestro alle luci Mattia Mazzini direttore di scena Turchese Sartori direzione tecnica e produzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Fondazione Ravenna Manifestazioni
nuova coproduzione Ravenna Festival e Fondazione Teatro Comunale di Ferrara prima nazionale
con il patrocinio dell’Ambasciata argentina in Italia
In un sordido angolo di Buenos Aires, l’operaia Maria incontra i suoni seduttori del tango. Ne viene avvinta, incontrando presto il male di una città che la trasforma in cantante e poi in prostituta. Muore, ma non il suo spirito, che continua a vagare in forma di spettro in una metropoli affollata di perditempo, ladri e assassini, finché Maria non rinasce per dare alla luce una bambina, una nuova sé stessa, condannata all’eterno ritorno delle cose. Il realismo magico sudamericano, spietato e poetico, si incarna nel capolavoro teatrale di Astor Piazzolla, autore di questa tango-operita che debutta nel 1968 a Buenos Aires unendo sacro, profano e fantastico, un mondo in cui si nasce sotto cattiva stella quando “dio è ubriaco”. E il tango, ipnotico e rapinoso, scandisce l’alternarsi di vita e di morte come un giudice inflessibile.
Spiacenti, al momento questo video non è disponibile.
The General (Come vinsi la guerra, 1926-1927)
di Buster Keaton e Clyde Bruckman
Lugo, Pavaglione |
18 luglio 2021 | ore 21:30
Musica e Cinema The General (Come vinsi la guerra, 1926-1927)
di Buster Keaton e Clyde Bruckman
musiche composte e dirette da Timothy Brock accompagnamento dal vivo dell’Orchestra Arcangelo Corelli
in collaborazione con la Cineteca di Bologna
Restaurato nel 2020 dalla Fondazione Cineteca di Bologna e Cohen Films presso il laboratorio L’immagine Ritrovata nell’ambito del Progetto Keaton
Le audiodescrizioni sono realizzate dal Centro Diego Fabbri e Incontri Internazionali Diego Fabbri con il supporto di San Crispino – La cultura nel cuore e il contributo della Regione Emilia Romagna
Da sud verso nord e viceversa, lungo la stessa linea ferroviaria: l’affannosa ricerca della donna amata da parte di un giovane incurante del conflitto in corso dà vita a due lunghi inseguimenti nel pieno della Guerra di secessione americana. Per questa epopea comica del cinema muto, Buster Keaton impiegò copie fedeli delle locomotive dell’epoca e fece confezionare quattromila uniformi militari: “dev’essere così vero da far male” disse al suo staff. La colonna sonora di Timothy Brock è costruita attorno ai canti della Guerra civile americana, ne evoca il ritmo e la sonorità pungente dei testi attingendo a spartiti degli anni Sessanta dell’Ottocento. E se le attuali restrizioni non consentono l’originale versione per grande orchestra del 2005, quella ripensata per organico ridotto non sacrifica lo slancio della storia e, anzi, fa da cornice a numerosi assoli.
Milano Marittima, Arena dello Stadio dei Pini |
25 luglio 2021 | ore 21:30
Ravenna Festival a Cervia – Milano Marittima
Il trebbo in musica 2.1 Convivio. Dante e i Cantori Popolari con Ambrogio Sparagna e Peppe Servillo
Ambrogio Sparagna organetto e voce
Peppe Servillo voce
Erasmo Treglia ghironda, violino a tromba e ciaramella
Clara Graziano organetto
Raffaello Simeoni voce, chitarra e fiati popolari
Marco Iamele zampogna e ciaramella
Alessia Salvucci tamburelli
Anna Rita Colaianni voce
Mario Incudine voce e chitarra e con il coro di voci bianche Libere Note diretto da Catia Gori con la partecipazione di Marco Pierfederici tastiera
con il contributo di
Si sa che la grandezza di Dante va ben oltre i confini dell’elitaria cerchia dei “colti” per irradiarsi, da sempre, nel cosiddetto mondo “popolare”. E si sa che i suoi versi nei secoli hanno influenzato e sono entrati nella produzione poetica di tradizione orale, per esempio ispirando metri e temi di quella pratica di poesia estemporanea in ottava rima che oggi, preziosa, sopravvive in alcune aree dell’Italia centrale. Allora, è proprio attraverso questo filo lungo sette secoli che corrono i canti e le musiche che animano questo “convivio” dantesco. Ambrogio Sparagna, insieme ad alcuni valorosi compagni di viaggio e alla testa di un ensemble poliedrico quanto esperto, concerta la narrazione: dalla vicenda di Paolo e Francesca a quelle di Ulisse e del Conte Ugolino, punteggiate da musiche “alla maniera antica”.
Teodora
scalata al cielo in cinque movimenti
Basilica di San Vitale |
Disponibile fino al 31 dicembre 2021
Teodora scalata al cielo in cinque movimenti
Opera da camera per soprano, attrice, danzatrice, coro e strumenti (Edizioni Curci, Milano)
musica di Mauro Montalbetti libretto e regia di Barbara Roganti
Roberta Mameli soprano
Matilde Vigna attrice
Barbara Martinini danzatrice
Altrevoci Ensemble
Andrea Berardi organo
Coro dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giuseppe Verdi” direttore Antonio Greco
commissione Ravenna Festival per l’esecuzione nella Basilica di San Vitale in coproduzione col XXX Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone in prima assoluta
Da quasi millecinquecento anni l’Imperatrice Teodora fissa con il suo sguardo severo i fedeli e i visitatori della Basilica di San Vitale: il manto di porpora con i Re Magi, il calice d’oro tempestato di gemme. Ora finalmente la Basilissa abbandona i mosaici della chiesa e prende forma, corpo, vita. È lei, infatti, “venerata come una santa e maledetta come un demonio” – dice lo scrittore tedesco Frank Thiess – la protagonista di Teodora. Una scalata al cielo in cinque movimenti, la nuova opera da camera di Mauro Montalbetti, su libretto di Barbara Roganti, che vedrà la luce proprio sotto le volte dorate della basilica dove risplende il mosaico del suo corteo imperiale. Non il mero racconto della sua esistenza – sostengono gli autori – bensì un percorso che cerca, attraverso la musica, di addentrarsi nel suo labirinto.
di e con Elena Bucci e Chiara Muti
a partire dalla Divina Commedia di Dante Alighieri
disegno luci Vincent Longuemare cura e drammaturgia del suono Raffaele Bassetti
produzione Ravenna Festival in collaborazione con Compagnia Le belle bandiere
Nel buio, tra quinte e fondali si aprono e chiudono fessure, varchi, spiragli, squarci… La luce appare, scompare, si trasforma: apparizioni diverse si rivelano nella voce di due figure bianche, specchio l’una dell’altra, custodi, fantasmi, anime. Due attrici, che più volte hanno intrecciato i loro percorsi artistici, tornano a collaborare inoltrandosi in quel grandioso teatro che è la Commediadantesca, in quella mappa di luci disegnata dal Poeta per orientarci nel buio generato dalla discordia e dall’ignoranza, dalla prepotenza e dall’avidità: luci grandi e piccole, con le quali trovare un varco nella “selva oscura”. Luci che hanno ispirato Dante e che da lui hanno tratto linfa: cercandole ci invitano ad ascoltare lo spirito di speranza che alberga in ognuno, lo spirito che crea e non distrugge, che abbraccia e mai respinge.