Palazzo Mauro De André |
Dal 7 luglio al 6 agosto 2023
A 150 anni dalla nascita di Sergej Rachmaninov (1873-1943) Soirée di musica e danza per Rachmaninov
a cura di Daniele Cipriani consulenza musicale Gastón Fournier-Facio
Beatrice Rana e Massimo Spada pianoforte Ludovica Rana violoncello
coreografie Uwe Scholz / Simone Repele & Sasha Riva voce recitante Ettore F. Volontieri testi a cura di Gastón Fournier-Facio versione italiana di Simonetta Allder luci Alessandro Caso direttore di scena Luis Ernesto Doñas
Sergej Rachmaninov (1873-1943)
Preludio in do diesis minore op. 3 n. 2 (da una registrazione dello stesso Sergej Rachmaninov)
Vocalise in mi minore op. 34 n. 14, per violoncello e pianoforte
Ludovica eBeatrice Rana
“Sonata” coreografia Uwe Scholz musica Andante dalla Sonata per violoncello e pianoforte in sol minore op. 19 eseguito da Ludovica Rana e Beatrice Rana danzano Rachele Buriassi, Esnel Ramos
Preludio in re maggiore op. 23 n. 4
Massimo Spada
“Trio” coreografia Uwe Scholz rimontata da Roser Muñoz Massanas musica Andantino dalla Suite n. 2 in do maggiore per due pianoforti op. 17 eseguito da Beatrice Rana eMassimo Spada danzano Rachele Buriassi, Oleksii Potiomkin, Esnel Ramos
“Alla fine del mondo” coreografia Simone Repele & Sasha Riva musica Danze Sinfoniche op. 45, versione originale per due pianoforti eseguite da Beatrice Rana eMassimo Spada scenografia Michele Della Cioppa costumi Anna Biagiotti disegno luci Alessandro Caso danzano Yumi Aizawa, Luca Curreli, Riccardo Ciarpella, Francesco Curatolo, Chiara Dal Borgo, Giulia Pizzuto, Chiara Ranca, Simone Repele, Sasha Riva, Parvaneh Scharafali prima assoluta
Dopo il cinquantenario di Igor Stravinskij arriva l’omaggio a Sergej Rachmaninov per i 150 anni dalla nascita, e si rinnova il magico filo che lega danza e musica. Tornano al pianoforte Beatrice Rana – che proprio a Ravenna ha iniziato a “duettare” con passi di danza – e Massimo Spada, alternandosi tra Preludied Études-Tableaux o dialogando con i danzatori in scena. Russo di origine, poi stabilitosi in America come Stravinskij, Rachmaninov non ha però dedicato al balletto altrettanta attenzione. Ma è la natura morbida delle sue composizioni, lo scorrere fluviale delle note, la leggerezza farfalla delle sue melodie che ne fanno un autore molto “rubato” dai coreografi. Tra i brani che lo celebrano in questa occasione, Sonata creata da Uwe Scholz sull’Andante della Sonata in sol minore op. 19 e la creazione in prima assoluta dei coreografi Sasha Riva e Simone Repele sulle Danze sinfoniche,op. 45.
Ludwig van Beethoven
Sonata per violoncello e pianoforte in sol minore n. 2 op. 5
Claude Debussy
Sonata per violoncello e pianoforte in re minore
Frédéric Chopin
Sonata per violoncello e pianoforte in sol minore op. 65
Il sodalizio fra Mischa Maisky e Martha Argerich ha toccato i 45 anni. Un duo formidabile per interazione tecnica ed espressiva, cementato da un’amicizia di ferro e da un’intesa epidermica, con immediate conseguenze musicali. «Suonare con lui è la cosa più naturale del mondo», ha confessato la pianista argentina, che qui affronta tre Sonate per violoncello e pianoforte distribuite su altrettanti secoli: c’è il Beethoven tardo settecentesco della Sonata n. 2, pionieristico esempio di un genere che non aveva ancora antecedenti né in Haydn né in Mozart; c’è poi uno dei pochi esemplari cameristici di Chopin, raramente uscito dal perimetro del pianoforte; e infine la Sonata di Debussy, un altro pezzo unico, dall’atmosfera notturna, quasi lunare, già novecentesca, con i colori armonici che prevalgono sul disegno.
Palazzo Mauro De André |
dal 12 giugno al 31 dicembre 2023
Laurie Anderson: Let X = X with Sexmob
Laurie Anderson voce
Steven Bernstein tromba
Briggan Kraus sassofono
Tony Scherr basso
Kenny Wollesen batteria
Doug Weiselman clarinetto
in esclusiva per l’Italia
Non è solo una delle musiciste meno etichettabili di sempre, Laurie Anderson è un’artista che frantuma i limiti di ogni media espressivo con cui si misura, rivelandone possibilità insondate e concretizzandone nuove soluzioni combinatorie. Dalla poesia sonora alla sperimentazione video-scenica, dalle performance Fluxus all’hit-parade (con O Superman, il successo meno prevedibile di tutti gli anni Ottanta), in questa nuova avventura Laurie Anderson proporrà materiali vecchi e nuovi – a partire dal suo album di debutto Big Science (1982), una felice sintesi minimalista tra Steve Reich e Robert Ashley, che liofilizza il teatro d’avanguardia nel lessico della pop music. E che diverrà cardine di un’abbagliante narrazione musicale, cospirata con l’ausilio di un gruppo di splendidi veterani della scena downtown newyorkese.
con la partecipazione straordinaria di Niccolò Fabi, Giovanni Sollima e altri
Parlare di rave e musica classica sembrerebbe quasi una contraddizione in termini, ma quando c’è di mezzo l’eclettico polistrumentista e direttore d’orchestra Enrico Melozzi – che il pubblico di Ravenna Festival ha avuto modo di conoscere alla guida dei 100 Cellos – tutto è possibile. Insieme alla sua Orchestra Notturna Clandestina, gruppo sinfonico composto da straordinari solisti di diverse nazionalità ed estrazioni musicali, una serie di ensemble classici giunti rispondendo a una sorta di chiamata pubblica, eppoi l’amico Sollima con l’ospite speciale Niccolò Fabi, che ha recentemente accompagnato in concerto all’Arena di Verona, Melozzi dà vita proprio a un lungo “rave classico”, dal tramonto all’alba. Una maratona notturna nel segno della divulgazione di Bach, Mozart e Beethoven, solo apparentemente lontani dal gusto dei più giovani.
Chiostro del Museo Nazionale |
12 luglio 2023 | ore 19:30
Nel centenario della nascita di Giovanni Testori (1923-1993) Sandro Lombardi legge Testori
Mater Strangosciàs, ore 19.30
Gli angeli dello sterminio, ore 21.30 con la partecipazione di Francesca Ciocchetti
È agitata da una «strana dolcezza», per dirla con Walter Siti, la fiumana di parole esangui, dialettali, straziate, sibilanti e necessarie che l’ultimo Testori sembra aver voluto consegnare non soltanto alla posterità, ma proprio a Sandro Lombardi, che alla penna densa e sfaccettata del genio milanese deve le affermazioni forse più perentorie della sua lunga carriera. Attore di rara intensità, Lombardi non edulcora le asperità letterarie ed è solito scavare nei pertugi emotivi, là dove quasi tutti temono di addentrarsi. A vent’anni dall’ultima volta, ritorna a Testori, il testimone della fine, cantore dell’apocalisse milanese e devoto alla Madonna “strangosciata”, per intonare un «inno d’amore sfrenato alla vita» rivolto alle anime che hanno conosciuto il tormento.
Come suggerisce il titolo, è il concetto di “circolarità” a ispirare la nuova produzione originale della Classica Orchestra Afrobeat, l’istrionico ensemble da camera diretto da Marco Zanotti che per questo debutto è “affiancato” dalle opere della Mutoid Waste Company, il collettivo nato in Inghilterra negli anni Ottanta e da tempo stabilitosi a Mutonia, presso Santarcangelo di Romagna. Così, con un organico in bilico tra barocco e contemporaneo e proponendo scenari di forte impatto sonoro e visivo, si tenta una rappresentazione del nostro futuro prossimo, quando l’umanità volgerà lo sguardo finalmente in alto, verso una vita più dignitosa e sostenibile. Innescando una profonda riflessione sulla convivenza in un ambiente in cui tempo e vita non sono linee rette, bensì Circles a spirale infinita.
Parabola spirituale per cinque voci soliste, tre attrici, coro misto e ensemble strumentale
Basilica di San Vitale |
Dal 16 luglio al 31 dicembre
Stabant Matres
parabola spirituale per cinque voci soliste, tre attrici, coro misto e ensemble strumentale
musica di Paolo Marzocchi testo di Guido Barbieri
Maria Valentina Coladonato soprano Tamar Manuela Rasori soprano* Rahab Simona Mastropasqua mezzosoprano* Betsabea Clara La Licata soprano* Rut Benedetta Gaggioli soprano*
Attrici della Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”
direttore Paolo Marzocchi
Coro Ecce Novum maestro del coro Silvia Biasini LaCorelli Ensemble
*voci femminili dal Master in canto “Musica Vocale e Teatro Musicale del ’900 e contemporaneo” del Conservatorio Giuseppe Verdi di Ravenna commissione Ravenna Festival prima assoluta
Lungo la genealogia di Gesù, con cui si apre il Vangelo di Matteo, nella linea che lo riconduce a Davide, ci sono quattro donne: Tamar, sposa di Giuda; Rahab, moglie di Salmon, che genera Booz; Rut, sposa di Booz e madre di Obed, padre di Iesse che infine genera re Davide; e Betsabea che con questi genera Salomone. Alle antenate che mai hanno visto il Salvatore si aggiunge poi Maria. Con una produzione del tutto originale e nell’intreccio di canto, recitazione e musica, si evocano queste antiche madri, che non appartengono al popolo di Israele e, tranne Betsabea, arrivano dagli strati più umili della società – assumendo talvolta pure i panni di prostitute. Gli esegeti biblici non hanno dubbi: Cristo è figlio del “popolo eletto”, ma per discendenza matrilineare rappresenta tutta l’umanità, senza distinzione di censo, di appartenenza e di identità.
Kristjan Järvi, Stefano Bollani
Filarmonica Toscanini
Palazzo Mauro De André |
Disponibile dal 1 al 31 luglio
Filarmonica Toscanini Kristjan Järvi direttore Stefano Bollani pianoforte
John Adams Doctor Atomic Symphony
Stefano Bollani & Kristjan Järvi 50/50
per pianoforte e orchestra prima esecuzione assoluta
Stefano Bollani
Concerto azzurro per pianoforte e orchestra
Quando Charles Schulz fece dire a Lucy dei Peanuts «ci ho pensato parecchio e mi sono convinta che fare il cielo azzurro è stata una buona idea», non sapeva di innescare il titolo del Concerto azzurro di Stefano Bollani, omaggio al colore del cielo ma anche al quinto chakra, quello della gola e della comunicazione e quindi dell’espressione creativa. Con l’eclettico pianista torna Kristjan Järvi: fu proprio lui, nel 2017, a commissionare a Bollani questo lavoro felicemente sospeso tra scrittura e improvvisazione, classica e jazz. A un altro tipo di cielo guarda Doctor Atomic, sinfonia presentata in prima nazionale tratta dall’opera con cui John Adams portò nel teatro musicale la sua riflessione sulla nascita dell’atomica: una partitura fatta di continue pulsazioni e onde ritmiche cariche di energia.
The best of English choirs The King’s Singers Songbirds
da Schubert ai Beatles
Patrick Dunachie controtenore
Edward Button controtenore
Julian Gregory tenore
Christopher Bruerton baritono
Nick Ashby baritono
Jonathan Howard basso
Si dice che Christine McVie, cantante dei Fleetwood Mac, nel 1976 abbia creato la canzone Songbird attorno a mezzanotte, in appena mezz’ora, ma che non potendo fissare la melodia e gli accordi che aveva pensato, sia rimasta sveglia tutta la notte, fino a che il giorno dopo non ha potuto registrarla. Alla fugace bellezza del volo e delle sonorità degli uccelli è dedicato il programma dei King’s Singers, coro maschile nato a Cambridge nel 1968 da cantori formati al King’s College. Radicato nella prestigiosa tradizione inglese di canto a cappella, propone infatti un viaggio lungo un repertorio che, dal primo Ottocento fino alla popular music, si ispira al canto degli uccelli. Nessuno strumento ad arricchire la loro tavolozza timbrica, dinamica e armonica: le sonorità e i ritmi di due secoli di musica sono affidati alle sole voci.
Hossein Pishkar, Leonidas Kavakos
dedicato alle donne iraniane e ai morti per la libertà del loro paese
Teatro Alighieri |
dal 18 giugno al 18 luglio 2023
Dedicato alle donne iraniane e ai morti per la libertà del loro paese Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Hossein Pishkar direttore Leonidas Kavakos violino
Witold Lutosławski
Musica funebre per orchestra d’archi (in memoria di Béla Bartók)
Benjamin Britten
Sinfonia da Requiem op. 20
Johannes Brahms
Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 77
Luce accecante e tenebre profonde, nel programma che segna il ritorno di Leonidas Kavakos, protagonista del Concerto per violino di Brahms, un capolavoro attraversato da incontenibili esuberanze melodiche e da un radioso sguardo sul mondo. Cui fanno da contrappeso drammatico due brani novecenteschi di rara esecuzione, qui dedicati al dramma delle donne iraniane: la Musica funebre che Witold Lutosławski compose nel 1954 in memoria di Béla Bartók e la Sinfonia da Requiem con cui nel 1940 Benjamin Britten si presentò al concorso del governo giapponese per celebrare i 2600 anni della nascita dell’Impero. Il brano fu scartato perché non rispecchiava le intenzioni della ricorrenza, ma si impose come una rivelazione a New York, dando avvio alla carriera teatrale del massimo compositore inglese del Novecento.