Parabola spirituale per cinque voci soliste, tre attrici, coro misto e ensemble strumentale
Basilica di San Vitale |
Dal 16 luglio al 31 dicembre
Stabant Matres
parabola spirituale per cinque voci soliste, tre attrici, coro misto e ensemble strumentale
musica di Paolo Marzocchi testo di Guido Barbieri
Maria Valentina Coladonato soprano Tamar Manuela Rasori soprano* Rahab Simona Mastropasqua mezzosoprano* Betsabea Clara La Licata soprano* Rut Benedetta Gaggioli soprano*
Attrici della Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”
direttore Paolo Marzocchi
Coro Ecce Novum maestro del coro Silvia Biasini LaCorelli Ensemble
*voci femminili dal Master in canto “Musica Vocale e Teatro Musicale del ’900 e contemporaneo” del Conservatorio Giuseppe Verdi di Ravenna commissione Ravenna Festival prima assoluta
Lungo la genealogia di Gesù, con cui si apre il Vangelo di Matteo, nella linea che lo riconduce a Davide, ci sono quattro donne: Tamar, sposa di Giuda; Rahab, moglie di Salmon, che genera Booz; Rut, sposa di Booz e madre di Obed, padre di Iesse che infine genera re Davide; e Betsabea che con questi genera Salomone. Alle antenate che mai hanno visto il Salvatore si aggiunge poi Maria. Con una produzione del tutto originale e nell’intreccio di canto, recitazione e musica, si evocano queste antiche madri, che non appartengono al popolo di Israele e, tranne Betsabea, arrivano dagli strati più umili della società – assumendo talvolta pure i panni di prostitute. Gli esegeti biblici non hanno dubbi: Cristo è figlio del “popolo eletto”, ma per discendenza matrilineare rappresenta tutta l’umanità, senza distinzione di censo, di appartenenza e di identità.
Kristjan Järvi, Stefano Bollani
Filarmonica Toscanini
Palazzo Mauro De André |
Disponibile dal 1 al 31 luglio
Filarmonica Toscanini Kristjan Järvi direttore Stefano Bollani pianoforte
John Adams Doctor Atomic Symphony
Stefano Bollani & Kristjan Järvi 50/50
per pianoforte e orchestra prima esecuzione assoluta
Stefano Bollani
Concerto azzurro per pianoforte e orchestra
Quando Charles Schulz fece dire a Lucy dei Peanuts «ci ho pensato parecchio e mi sono convinta che fare il cielo azzurro è stata una buona idea», non sapeva di innescare il titolo del Concerto azzurro di Stefano Bollani, omaggio al colore del cielo ma anche al quinto chakra, quello della gola e della comunicazione e quindi dell’espressione creativa. Con l’eclettico pianista torna Kristjan Järvi: fu proprio lui, nel 2017, a commissionare a Bollani questo lavoro felicemente sospeso tra scrittura e improvvisazione, classica e jazz. A un altro tipo di cielo guarda Doctor Atomic, sinfonia presentata in prima nazionale tratta dall’opera con cui John Adams portò nel teatro musicale la sua riflessione sulla nascita dell’atomica: una partitura fatta di continue pulsazioni e onde ritmiche cariche di energia.
The best of English choirs The King’s Singers Songbirds
da Schubert ai Beatles
Patrick Dunachie controtenore
Edward Button controtenore
Julian Gregory tenore
Christopher Bruerton baritono
Nick Ashby baritono
Jonathan Howard basso
Si dice che Christine McVie, cantante dei Fleetwood Mac, nel 1976 abbia creato la canzone Songbird attorno a mezzanotte, in appena mezz’ora, ma che non potendo fissare la melodia e gli accordi che aveva pensato, sia rimasta sveglia tutta la notte, fino a che il giorno dopo non ha potuto registrarla. Alla fugace bellezza del volo e delle sonorità degli uccelli è dedicato il programma dei King’s Singers, coro maschile nato a Cambridge nel 1968 da cantori formati al King’s College. Radicato nella prestigiosa tradizione inglese di canto a cappella, propone infatti un viaggio lungo un repertorio che, dal primo Ottocento fino alla popular music, si ispira al canto degli uccelli. Nessuno strumento ad arricchire la loro tavolozza timbrica, dinamica e armonica: le sonorità e i ritmi di due secoli di musica sono affidati alle sole voci.
Hossein Pishkar, Leonidas Kavakos
dedicato alle donne iraniane e ai morti per la libertà del loro paese
Teatro Alighieri |
dal 18 giugno al 18 luglio 2023
Dedicato alle donne iraniane e ai morti per la libertà del loro paese Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Hossein Pishkar direttore Leonidas Kavakos violino
Witold Lutosławski
Musica funebre per orchestra d’archi (in memoria di Béla Bartók)
Benjamin Britten
Sinfonia da Requiem op. 20
Johannes Brahms
Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 77
Luce accecante e tenebre profonde, nel programma che segna il ritorno di Leonidas Kavakos, protagonista del Concerto per violino di Brahms, un capolavoro attraversato da incontenibili esuberanze melodiche e da un radioso sguardo sul mondo. Cui fanno da contrappeso drammatico due brani novecenteschi di rara esecuzione, qui dedicati al dramma delle donne iraniane: la Musica funebre che Witold Lutosławski compose nel 1954 in memoria di Béla Bartók e la Sinfonia da Requiem con cui nel 1940 Benjamin Britten si presentò al concorso del governo giapponese per celebrare i 2600 anni della nascita dell’Impero. Il brano fu scartato perché non rispecchiava le intenzioni della ricorrenza, ma si impose come una rivelazione a New York, dando avvio alla carriera teatrale del massimo compositore inglese del Novecento.
Milano Marittima, Arena dello Stadio dei Pini |
dal 18 al 31 giugno 2023
Il Trebbo in musica 2.3
Qualche estate fa Vita, poesia e musica di Franco Califano
con Claudia Gerini e Solis String Quartet
soggetto e testo Stefano Valanzuolo canzoni di Franco Califano riarrangiate da Antonio Di Francia regia Massimiliano Vado
produzione IMARTS – International Music and Arts
con il contributo di Cooperativa Bagnini Cervia
La storia artistica di Franco Califano si è sempre intrecciata, per scelta consapevole, con quella umana, tanto che il personaggio, forse, ha spesso finito con il mettere in ombra l’autore di tanti successi. Qualche estate fac erca di riportare in equilibrio le due dimensioni, facendo di alcune canzoni molto amate il punto di partenza per raccontare la vita dell’autore. Per sfuggire alla tentazione di riproporre stereotipi dongiovanneschi e sottrarsi ai pericoli del raffronto col modello originale, il testo è declinato al femminile. Così i nove quadri che si susseguono sono narrati da voci di donne diverse: personaggi, soprattutto di fantasia, che raccontano aspetti e storie riferibili, nella realtà, all’uomo e all’artista.
Ogni quadro culmina in una sua canzone e la musica si fa didascalia del racconto.
Milano Marittima, Palazzo dei Congressi |
dal 15 giugno al 31 dicembre 2023
Il Trebbo in musica 2.3
Omaggio a Italo Calvino per i 100 anni dalla nascita (1923-1985) Le città invisibili con Sergio Rubini
Michele Fazio pianoforte
ideazione e coordinamento artistico a cura di Elena Marazzita riadattamento a cura di Cosimo Damiano Damato
AidaStudioProduzioni
con il contributo di Cooperativa Bagnini Cervia
Che rapporto ci sia tra gli atlanti di Kublai Kan e le città con nomi femminili raccontate da Marco Polo non lo sapremo mai – del resto, il filo del racconto si dipana proprio nell’impossibilità di conciliare le ragioni segrete della voce e quelle ignote dell’ascolto. E quello che di queste città ascoltiamo ci riporta sempre all’essenza labirintica di ogni luogo e all’ambiguità di ogni racconto. Così, tra le “città invisibili” ci sono quelle in cui non si capisce se un oggetto sia una cosa o un segno, quelle in cui l’entusiasmo per il nuovo è minacciato da pericolanti cumuli di spazzatura della vita passata, quelle che forse sono incompiute o forse già in rovina. A Sergio Rubini il compito di dipanare questo dialogo, scegliendo il suo percorso attraverso le città di Calvino, sostenuto dagli echi jazz del pianoforte di Michele Fazio.
Teatro Alighieri |
Disponibile fino al 31 dicembre
A 150 anni dalla morte di Angelo Mariani (Ravenna 11 ottobre 1821- Genova 13 giugno 1873)
Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala Solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala Donato Renzetti direttore
Giuseppe Verdi da Aroldo Ouverture
da Giovanna D’Arco “O fatidica foresta” soprano Greta Doveri
da Attila Preludio “Mentre gonfiarsi l’anima“ basso Livio Li Huanhong
da La traviata “È strano!… Sempre libera” soprano Zhou Fan
da Don Carlos Preludio, ballabili dall’atto III
Gaetano Donizetti da Lucia di Lammermoor “Tombe degli avi miei” tenore Andrea Tanzillo
Charles Gounod da Faust “Alerte, alerte, ou vous êtes perdus!” soprano Zhou Fan, tenore Andrea Tanzillo, basso Livio Li Huanhong
Richard Wagner da Lohengrin Preludio dall’atto I
da Tannhäuser Ouverture
in collaborazione con Associazione Musicale Angelo Mariani di Ravenna
Verdi e Wagner. Non potevano che essere loro, i due indiscussi giganti del teatro musicale ottocentesco, i poli entro cui muovere il concerto dedicato al centocinquantenario di Angelo Mariani. Se l’uno gli è legato da un rapporto di lunga amicizia e collaborazione – seppure guastato infine da incomprensioni e probabilmente da gelosie “galanti”; l’altro gli deve le prime esecuzioni in terra italiana, segnatamente con Lohengrine con Tannhäuser che il Mariani dirige a Bologna, accentuando così i dissapori col grande bussetano. Che forse al carismatico musicista ravennate rimprovera anche la libertà che si prende con le partiture altrui. Del resto, è a Mariani che si deve il moderno ruolo del direttore d’orchestra, dalla concertazione alla direzione vera e propria: per avere «unità nella esecuzione, nel concetto e nella interpretazione».
Ars Ludi:Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Gianluca Ruggeri, Alessio Cavalierepercussioni
Steve Reich: Drumming(Part 1)
Francesco Filidei: I funerali dell’anarchico Serantini (versione per 3 esecutori)
Famodou Don Moyedrums e percussioni, Simon Siegerpianoforte e trombone e Christophe Leloil tromba con la partecipazione di Silvia Bolognesicontrabbasso
Alvin Curran live electronics
Carte da musica (estratti): Luigi Espositopianoforte e Monica Benvenuti voce musica di Luigi Esposito, testi di Roberto Masotti Prima esecuzione assoluta
TAI No-Orchestra Massimo Falascone sax, Roberto Del Pianobasso elettrico e Filippo Monicodrums
con la partecipazione di Silvia Bolognesicontrabbasso,Martin Mayescorno e Gianluca Lo Prestilive visual immagini diRoberto Masotti
Per bussola, nell’esplorare le terre incognite della musica – là dove la musica accadeva o stava per accadere – aveva scelto la macchina fotografica; strumento fra gli strumenti, per mescolarsi ai nomadi del suono lungo un itinerario che era un continuo attraversamento di frontiere. E allora Terre incognite. Concerto per Roberto è un invito al viaggio: il Teatro Alighieri di Ravenna accoglie tanti di quei musicisti che Roberto Masotti, scomparso lo scorso maggio, ha incontrato, conosciuto, ascoltato, fotografato.
Oltre 30 artisti si alterneranno in scena nella città natale di Roberto, straordinario “fotografo della musica” e testimone di una meravigliosa stagione di creatività: sei ore di concerto, dal jazz d’avanguardia, soprattutto europeo ma anche d’oltreoceano, al sound ECM, etichetta discografica alla quale è stato legato da una collaborazione ultradecennale, alle tante altre musiche di oggi, incluse il minimalismo e la sperimentazione elettronica, passando per le contaminazioni fra suoni e l’evocazione dei paesaggi naturali al centro di tante sue fotografie. Né mancheranno testimonianze della sua attività nella videoarte e nella scrittura, anche poetica, quest’ultima poco nota al pubblico.
Milano Marittima, Arena dello Stadio dei Pini |
03 luglio 2022 | ore 21:30
Omaggio a Pier Paolo Pasolini Pierfrancesco Pisani presenta Il sogno di una cosa
liberamente tratto dal capolavoro di Pier Paolo Pasolini di e con Elio Germano e Teho Teardo
con il contributo di Cooperativa Bagnini Cervia
Tre ragazzi friulani vivono la breve giovinezza affrontando il mondo: l’indigenza delle origini in campagna, l’emigrazione, le lotte politiche, fino all’integrazione nella società borghese del boom economico. Desiderano la felicità, la bella vita in un paese straniero, maturano una coscienza politica e sognano la rivoluzione, per poi piegarsi ai compromessi dell’età adulta. Fino a morire di lavoro.
Pasolini, nel suo primo esperimento narrativo, ci parla con le voci di chi, dall’Italia del secondo dopoguerra, stremato dalla povertà, scappa illegalmente verso la Jugoslavia, attratto dal comunismo e con la speranza di trovare lavoro e cibo per tutti. Una sorta di rotta balcanica al contrario, su quello stesso confine che oggi i profughi in fuga sfidano per venire in Italia. Forse lo abbiamo dimenticato, ma non molto tempo fa eravamo noi a ricorrere ai passeur.